Da Wikipedia:
La flagellazione dell'Ellesponto o fustigazione dell'Ellesponto è un evento, solo apparentemente minore, occorso nell'ambito delle guerre persiane, per la precisione nella seconda spedizione mossa da Serse I di Persia contro la Grecia.
Si trattò di una punizione corporale, in quella forma di tortura che va sotto il nome di flagellazione, che il re persiano inflisse al tratto di mare dell'Ellesponto (lo stretto dei Dardanelli), reo, a suo dire, di avergli recato un'ingiusta offesa personale.
Questa sarebbe consistita nella distruzione del ponte di barche che Serse andava realizzando sullo stretto, al fine di consentire il transito del suo esercito
La punizione fu eseguita, secondo i voleri del re, infliggendo al mare trecento frustate, accompagnate da una terribile e offensiva maledizione. Il re ordinò pure che fossero scagliati in mare due ceppi con l'aggiunta, probabile, di una marchiatura a fuoco del mare, a lasciare su di esso un'onta perenne.
« ...gli dei e gli eroi... non tollerarono che un unico uomo regnasse sull'Asia e sull'Europa, un empio, un tracotante che metteva sullo stesso piano le cose sacre e le profane, incendiando e abbattendo le statue degli dei; un uomo che ha fatto persino fustigare il mare e gli ha imposto catene! »
(Temistocle arringa gli ateniesi, in Erodoto, Storie, VIII, 109)
La flagellazione dell'Ellesponto o fustigazione dell'Ellesponto è un evento, solo apparentemente minore, occorso nell'ambito delle guerre persiane, per la precisione nella seconda spedizione mossa da Serse I di Persia contro la Grecia.
Si trattò di una punizione corporale, in quella forma di tortura che va sotto il nome di flagellazione, che il re persiano inflisse al tratto di mare dell'Ellesponto (lo stretto dei Dardanelli), reo, a suo dire, di avergli recato un'ingiusta offesa personale.
Questa sarebbe consistita nella distruzione del ponte di barche che Serse andava realizzando sullo stretto, al fine di consentire il transito del suo esercito
La punizione fu eseguita, secondo i voleri del re, infliggendo al mare trecento frustate, accompagnate da una terribile e offensiva maledizione. Il re ordinò pure che fossero scagliati in mare due ceppi con l'aggiunta, probabile, di una marchiatura a fuoco del mare, a lasciare su di esso un'onta perenne.
« ...gli dei e gli eroi... non tollerarono che un unico uomo regnasse sull'Asia e sull'Europa, un empio, un tracotante che metteva sullo stesso piano le cose sacre e le profane, incendiando e abbattendo le statue degli dei; un uomo che ha fatto persino fustigare il mare e gli ha imposto catene! »
(Temistocle arringa gli ateniesi, in Erodoto, Storie, VIII, 109)